Il rumore non è solo un problema fisiologico: il rumore è un carico stressogeno, altera l’attenzione dei lavoratori, diminuisce le capacità operative di ognuno di essi e abbassare le rumorosità negli ambienti lavorativi porta un incremento di performance lavorative.
La normativa ormai da più di 30 anni richiede di avere livelli di rumorosità inferiori a 87 dB nelle realtà produttive, per evitare patologie croniche all’organo dell’udito.
Diminuendo il rumore aumentano le attenzioni, favorendo le attività, migliorandone le qualità, la produttività e la sicurezza.
Come fare?
1. Si parte da una mappatura aziendale, individuando tutte le potenze sonore delle sorgenti rumorose (tale attività può essere effettuata mentre si effettua lo screening quadriennale cui al D.Lgs 81/08, con alcuni accorgimenti);
2. Si prosegue con la valutazione/progettazione di tutti gli interventi possibili da effettuare, come quelli specifici sugli impianti produttivi e su macchine utensili:
3. Si effettua un’analisi dei costi in relazione all’obiettivo. La scelta dell’obiettivo non è mai così scontata: la trasformazione della materia (produzione) genera rumorosità, quindi sarà importante definire il compromesso costo/beneficio.
Quanto devo spendere per diminuire di 3 dB?
Dal progetto effettuato (punto 2) emergono i costi e le migliorie acustiche; in base ai budget annui si ipotizza un piano triennale/quinquennale per la bonifica aziendale.
Che significato ha diminuire di 3 dB?
Impostare un programma di bonifica per ridurre le rumorosità porterà a benefici sicuri
e certi: sembra poco, ma scendere di 3 dB aumenta la nostra resistenza alla fatica di sopportazione, in alcuni reparti porterà a non dover utilizzare gli otoprotettori e, di conseguenza, un ambiente meno rumoroso è un ambiente più produttivo.
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